Avvocati dal volto umano: Perché in condominio si litiga? Spiegazione poco giuridica ,dei conflitti condominiali
Le assemblee di condominio sono divenute ormai, nell’immaginario collettivo ,fonte di forte stress e infinite generatrici di conflitto, non appena riceviamo la convocazione, subito ci vengono in mente tutti i diverbi con il vicino di pianerottolo, ed alzi la mano chi non ha mai pensato: adesso mi sentirà , è l’ora di finirla con ….. e cose simili .Non è raro che l’assemblea quindi possa assumere toni accessi dove si consumano veri e propri dibattiti e litigi su anche il più insignificante degli ordini del giorno, mettendo in questo modo a dura prova la capacità dell’Amministratore di tenere a bada umori tutt’altro che concilianti.
Per risolvere queste diatribe non è sufficiente la conoscenza di nome giuridiche, ma evidentemente sono necessarie competenze anche nell’ambito psicologico.
Vediamo quindi di provare a spiegare la possibile origine degli accesi conflitti condominiali.
Il condominio può essere considerato un gruppo di persone; partiamo quindi dalla definizione psicologica di gruppo : è un insieme di persone che si forma spontaneamente sulla base di alcuni elementi, come la comunanza di interessi o di valori, la similarità caratteriale o un comune intento, il gruppo è quindi caratterizzata dalla spontaneità della sua formazione e dall’esistenza di un obbiettivo comune da perseguire , nel condomino riscontriamo l’obiettivo comune da perseguire, che è quello di raggiungere un miglioramento di conservazione dello stato ottimale delle parti comuni, che possa essere quello di rifare la facciata, di sistemare le aiuole di riscrivere il regolamento e via dicendo.
Se c’ è un obbiettivo comune allo perché si genera conflitto ? Perché manca l’atra caratteristica proprio del gruppo, ovvero la spontaneità .
L’ endemica natura conflittuale del condomino è da ricercarsi quindi nel fatto che a differenza di altri tipi di gruppi ,esso non si riunisce spontaneamente, come ad esempio fa un gruppo di lavoro , ma per caso, è in sostanza un gruppo forzato che impedisce ai propri componenti di riconoscersi in valori comuni che invece hanno spinto a formare un gruppo volontario.
Le persone in questo gruppo,non si sentono parte di un progetto comune, ma si sentono come singoli contro gli altri componenti del condominio, in altre parole siamo abituati a riconoscere il nostro condominio, non come un alleato ma come un avversario da battere.
In virtù della forzatura della composizione del gruppo ,si ritene quindi che il condomino sia composto da persone distanti dal proprio modo di pensare e vedere le cose, nei confronti delle quali quindi il conflitto è un’ipotesi più che prevedibile.
Andiamo in assemblea con la convinzione che in quella sede si debbono ratificare i conflitti latenti di questa realtà cosi fatta.
Se l’amministratore riuscisse ad orientare ad un obiettivo un gruppo scompattato come quello sopra descritto, se riuscisse a trasformarlo in un gruppo di lavoro dichiarando periodicamente gli intenti e facendo in modo che le persone si sentano parte di una squadra dove ciascuno è responsabile del bene comune l’assemblea, molto probabilmente diventerebbe un luogo meno caotico e meno conflittuale
Ma soprattutto, se provassimo a conoscere il nostro vicino e scoprissimo che è più simile a noi di quanto crediamo, forse smetteremo di considerarlo un avversario ma lo considereremmo un alleato.