La legge sulle locazioni è ormai vecchia e superata , va cambiata
L’emergenza abitativa sta diventando un serio problema sociale in tutte le grandi città e non solo Si fatica sempre di più a trovare un appartamento in affitto , nei centro ostrici delle grandi Italia poi ormai la maggior parte degli appartamenti sul mercato sono destinati agli affitti brevi, con scarsa regolamentazione normativa, e questo ha inevitabilmente portato alle stelle i canoni dell’uso abitativo che è diventato una formula estremamente sconveniente per il proprietario, anche in relazione della lunga durata del contratto e della difficoltà di liberare l’appartamento .
Il diritto non è un qualcosa di immutabile ma deve adattarsi ai tempi che cambiano la società di oggi non più quella del 1990 e pertanto occorre un intervento legislativo che prenda atto di questo cambiamento.
Le tipologia di contratto e sopratutto la durata della locazione ad uso abitativo classica deve essere rivista. Nonostante che il problema abitativo abbia una certa rilevanza nel paese in Italia ci sono tantissime case vuote, i proprietari di casa non si fidano a concedere in locazione l’appartamento, temono la morosità, ecco perché chi può preferisce affittare a mezzo di affitti brevi e locazioni turistiche .
L’attuale legge sulle locazione non tutela in modo pieno chi vuole affittare nel modo classico, la procedura di sfratto è lunga e macchinosa. Nel corso degli anni ci sono stati interventi legislativi che hanno cercato di favorire i proprietari, come quello di tassare solo gli affitti effettivamente percepiti ; ovvero basterà l’avviamento della procedura di sfratto per morosità per non pagare più le tasse sul canone di locazione, precedentemente invece il proprietario si trovava a dover pagare le tasse fino alla convalida dello sfratto, salvo poi ottenere in tempo biblici un rimborso da parte dello Stato.
Per liberare un appartamento da un inquilino moroso il propietario deve : mandare una lettera di diffida, incaricare un legale che dovrà redigere una atto di citazione per la convalida dello sfratto, chiedere un decreto ingiuntivo per i canoni non pagati, che nel frattempo l”inquilino continua a non pagare, aspettare l’ udienza , dove nella stragrande maggioranza dei casi l’inquilino chiederà il cosiddetto termine di grazia, che il giudice deve obbligatoriamente concedere: ulteriori 90 giorni di tempo per sanare la morosità che 9 su 10 non verrà sanata.
Un volta convalidato lo sfratto , dovrà redigere, sempre per mezzo di una avvocato, un atto di precetto di rilascio di immobile e fino a che non sarà fissata l’accesso con la forza pubblica l’inquilino non lascerà l’appartamento , ci vogliono in media due accessi semplici ,prima di ottenere la forza pubblica, questo generalmente comporta un attesa di tre/quattro anni per liberare l’appartamento quando va bene e non ci sono intoppi, senza nel frattempo incassare il canone previsto dal contratto.
Non bisogna meravigliarsi quindi sei i proprietari preferiscono non affittare o affittare con locazione brevi e transitorie che garantiscono una volta finito i contratto la liberazione dell’immobile senza rischiare la morosità
Occorre quindi prima di tutto ridurre la durata del contratto i 4+4 attuali e un tempo decisamente troppo lungo , e sopratutto serve prevedere una procedura di rilascio dell’immobile più veloce.
Ma ciò non basta; nel corso di tanti anni di professione, ho assistito a molti sfratti e parlando con i vari ufficiali giudiziari incaricati è emerso che le persone da sfrattare erano ben note ai loro uffici perché non era la prima esecuzione che facevano nei loro confronti.
Diciamo che erano “morosi seriali”
Per contrastare questo tipo di inquilini si dovrebbe, a mio avviso, istituire un “certificato della solvibilità abitativa” una sorta di certificato del casellario giudiziale e dei carichi pendenti, nel quale vengono inseriti tutti gli sfratti o le procedure per morosità che la persona ha avuto negli anni.
In questo modo il locatore dovrebbe essere più tutelato.
Allo stesso tempo si dovrebbero attuare politiche sociali mirate ad aiutare quei cittadini, che per motivi vari, non riescono ad arrivare alla fine del mese ed a pagare l’affitto.
Sono tante le persone oneste che per motivi di salute, di lavoro, la separazione dal coniuge o per il caro prezzi pur volendo pagare l’affitto non ce la fanno. Sono quelle persone che alla prima difficoltà avvisano subito il proprietario dell’immobile scusandosi che quel mese non riescono a pagare l’affitto. Per queste persone dovrebbe essere istituito un fondo sociale specifico che li aiuti a pagare l’affitto. In alcune regioni queste politiche abitative vengono già attuate, ma i fondi non riescono a coprire le esigenze di tutti.