Il diritto di essere madre, in attesa della pronuncia della Consulta
Il Tribunale di Pisa con ordinanza 69 del 15 marzo 2018, ha sollevato questione di illegittimità Costituzionale , in relazione al fatto che due donne, una statunitense e l’atra italiana, sposate negli Usa hanno deciso di aver un figlio ricorrendo in Danimarca alla fecondazione assistita eterologa . La gravidanza è stata portata avanti dalla donna americana che ha partorito il bambino in Italia . Una volta che la coppia è andata a registrare la bambina all’anagrafe, l’ufficiale di stato civile si è rifiutato di firmare l’atto di nascita con l’indicazione di due genitori dello stesso sesso :la madre gestionale americana e la madre sociale italiana , che di fatto non aveva alcun grado di parentela con la piccola..
Da rilevare che comunque alcuni sindaci non reputano ostativo al fatto di iscrivere un bambino all’anagrafe laddove abbia genitori dello stesso sesso.
Anche la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata in tale senso , tuttavia il via libera fino ad oggi è avvenuto solamente per quei bambini che erano nati all’estero , mai per quello nati in Italia .
Il caso sollevato dal Tribunale di Pisa riguarda invece una bambina straniera ma nata in Italia; I giudici rilevano che, secondo la legge applicabile alla piccola, vale a dire quella del Wisconsin, ultimo «domicilio» della madre gestazionale, la madre sociale è considerata genitore del minore, perché è sposata con quella gestazionale e perché ha dato il consenso alla procreazione medicalmente assistita. In base alla legge del Wisconsin, quindi, esiste il rapporto di filiazione tra la madre intenzionale e il bimbo. qui il dubbio di costituzionalità dei giudici di Pisa sulle norme italiane che impediscono di indicare due madri nell’atto di nascita di un bimbo di nazionalità straniera che, in base alla legge estera a lui applicabile, risulta figlio di entrambe. Ora la parola passa alla Consulta.