Che cosa è la mediazione familiare?
Sono ormai anni che gli operatori del diritto di famiglia attendono una serie riforma , dal momento che le delicate questioni relativa alla separazione , mal si conciliano con gli aspetti generale del processo civile. Non v’è dubbio infatti che il diritto di famiglia , e quando si parla di diritto di famiglia si parla per lo più di separazioni, è un settore del diritto civile che per la natura delle sue controversie , tocca aspetti che non sono solo quelli prettamente legali.
Gli interessi in gioco sono molteplici e di contenuto molto delicato che necessitano una particolare cura da parte del professionista .
Quando si presenta davanti all’avvocato una coppia o una persona che si vuole separare il più delle volte dietro c’è sofferenza. litigi , sopratutto in presenza di figli minori , ma anche l’assoluta inconsapevolezza di che cosa potrà riservare il futuro in seguito ad una separazione , il cui contenuto è per la stragrande maggioranza dei casi un qualcosa di assolutamente sconosciuto .
Seprarasi vuole dire infatti riorganizzare la propria vita e quelle dei figli e gestire una qualcosa di totalmente diverso da quello che era il modus vivendi precedente , la famiglia in senso di nucleo familiare non esiste più la coppia nemmeno , non esistono più marito e meglio ma devono continuare ed esistere mamma e Papà , sopratutto in relazione all’introduzione della legge sull’affido condiviso che garantisce ai figli dei genitori separati il diritto alla bigenitorialità .
Se da un lato i genitori si sperano come coppia dall’altro devono necessariamente rimanere uniti come genitore , compito questo senz’altro arduo considerato che spesso durante una separazione l’aspetto emotivo che emerge non è certo quello della collaborazione responsabile atta a creare un solido vincolo legame di responsabilità genitoriale, ma bensi quello della rabbia del rancore e delle paure ,sentimenti questi che la maggior parte delle volte sono capisci solo di alterare la realtà e condurre la coppia verso una guerra giudiziale che vedrà solo sconfitti.
Il punto essenziale delle separazione è proprio questo quello di non essere in grado di gestire solo gl i aspetti meramente giudiziali della vicenda ma anche quello della gestione delle emozione e dei conflitti scaturiti dalle emozioni , necessariamente dalla corretta gestione delle emozione si dovrà porre le basi per addivenire ad un accordo condiviso in cui le parti si ritrovino a remare nella stessa direzione della responsabilità genitoriale , un accordo cioè che sia consapevole e voluto nell’interesse dei figli affinché possa mantenersi nel tempo .
Per chi ha una minima conoscenza della giustizia e dei tribunali italiani , si renderà pienamente conto di come l’organizzazione della stessa sia in qualche modo sia in antitesi con quanto appena sostenuto , nel senso che il processo di cognizione è strutturato per dirimere controversie meno complicate laddove non si parla di conflitti personali ma molte volte di mere ed unici interessi economici ,ed una sentenza sarà necessariamente un provvedimento forzato risultato di una guerra o comunque di un conflitto , che come tale non potrà mai essere consapevole condiviso e soprattutto duraturo nel tempo.
In questo contesto che dovrebbe avere più probabilità di successo rispetto ad una causa , la mediazione familiare , che risulta essere un intervento professionale mirato alla riduzione della conflittualità e alla ristrutturazione dei legami familiari nel modo di cui si è scritto prima vedendo la famiglia non più come un nucleo unito ma come nucleo sperato che necessariamente deve mantenere la proprio unità nell’ambito della responsabilità genitoriale , per fare questo e per superare senza traumi l’ evento separazione che comunque è indubbiamente un trauma , è necessario ristrutturare i legami familiari attraverso l’apertura di canali di comunicazione tra le parti interessate che in sede di separazione il più delle volte sono sempre chiusi .
La definizione della controversia in mediazione è lasciata alle parti stesse e non demandata a qualcun’altro come ad esempio il giudice , attraverso il recupero della comunicabilità tra le parti , le stesse dovranno lavorare affinché si arrivi da un accordo che le soddisfi entrambe . Il mediatore familiare è dunque una figura professionale adeguatamente formata che avrà il compito non facile di riaprire la comunicazione tra la coppia in crisi al fine di aggiungere un accordo che possa essere efficace e stabile con evidenti benefici anche e sopratutto per i figli. Il mediatore in altre parole non è un giudice , ovvero non ha il compito di giudicare su i comportamenti delle parti , ma è solo colui che le aiuterà a trovare la soluzione migliore per risoluzione della controversia.
In mediazione non si affrontano solamente gli aspetti tecnico giuridici della separazione , ma al contrario ci si concentrerà maggiormente sugli aspetti sugli aspetti emotivi razionali della coppia, senza però essere una terapia in quanto si dovrà anche valutare la soluzione dei problemi che sorgono dalla separazione in maniera pratica e funzionale.
I problemi possono essere molteplici dalla divisione dei beni , all’affidamento dei figli e la loro educazione , alla determinazione del mantenimento del coniuge e dei figli stessi ,alla assegnazione della casa coniugale fino alla determinazione dei tempo di permanenza presso ciascun genitore.
In pratica il lavoro del mediatore a prima vista può essere simile a quello del giudice , inquanto inevitabilmente l’accordo avrà in qualche modo le stesse caratteristiche di una sentenza , quello che cambia però è il modo con cui si arriva a questo accordo, il giudice lo fa senza un diretto coinvolgimento della parti, ovvero decide per loro , in mediazione al contrario saranno le parti stesse a definire i contenuti dell’accordo con l’aiuto del mediatore, il quale dovrà fare capire alla coppia che rispetto alla proprie teorie personali esiste un modo di risoluzione del conflitto che deve necessariamente andare sopra gli interessi egoistici del singolo verso un obbiettivo terzo che tutele gli interessi della prole e conseguentemente della coppia genitoriale che anche dopo la separazione deve rimanere tale.
Tuttavia via nell’ ambito giuridico i valori propri della mediazione familiare sono sconosciuti per lo più agli operatori del diritto. La separazione in Italia è gestita il più delle volte con secondo i crismi formali di un codice e nel nostro ordinamento la mediazione familiare è un istituto presso che sconosciuto , ovvero non ha un riconoscimento giuridico che ne valorizzi la figura del professionista.
A causa di questo vuoto legislativo la regolarizzazione del processo mediativo viene per forza lasciata alla volontà dei privati ed alla sensibilità degli avvocati che dovrebbero in presenza di un forte conflitto familiare educare i propri clienti ad una soluzione in qualche modo non invasiva per i sentimenti e di conseguenza elaborare nuove regole principi e norme di comportamento etico e deontologico che vada in questa direzione.
L’avvocato che riceve l’ incarico professionale da parte di un coniuge deve inevitabilmente tenere in considerazione l’importanza della fase pre processuale , ed fare in modo di definire la controversia prima di arrivare un giudizio , ed adoperarsi per fare in modo che siano in pieno sfruttate le possibilità e la potenzialità di giungere ad un accordo , fare in modo che il legame si trasformi da legame coniugale a legame di responsabilità genitoriale , e certo la strada per addivenire a questo risultato non è di scuro quella della aule giudiziarie.
Questa esigenza è alla fine anche un principio costituzionale di cui all’ art 2 della Costituzione , in special modo nella parte relativa alla solidarietà , in definitiva anche se può sembrare contraddittoria la “giusta” separazione ha alcuni spetti di solidarietà , ovvero i genitori restano genitori e in questo senso devono contribuire alla crescita ed al benessere dei figli in egual misura , ed anche tra ex coniugi possono permanere delle conseguenza di naturale patrimoniale che danno luogo alla solidarietà post coniugale.
E’ necessario un decisivo cambio di paradigma da parte dell’avvocato che deve affrontare la separazione con serie di regole deontologiche che cerchino in qualche modo di evitare la scontro frontale, e se vogliamo un ritorno al passato nella concezione e definizione di avvocato che dava Piero Calmandrei che evidentemente aveva prima di ogni altro inteso lo spirito della mediazione familiare : “Molte professioni possono farsi con il cervello e non con il cuore; ma l’avvocato no! L’avvocato non può essere un puro logico né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé; assumere su di sé i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce.
Per questo amiamo la nostra toga; per questo vorremmo, che quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero al quale siamo affezionati, perché sappiamo che esso è servito ad asciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso e soprattutto a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia”.